Fino all’inizio del XX secolo la quaglia era considerata una specie selvatica. Ma in Italia la caccia intensiva e la cattura con le reti, fonti dell’ottocento sostengono che con questo sistema si arrivasse a catturarne 100.000 esemplari al giorno, hanno fatto sì che questa specie si trovi ormai solo negli allevamenti, dove viene utilizzata per la carne e le uova dal guscio maculato che in passato erano considerate una rara prelibatezza, e oggi sono diventate di gran moda.
Piccole da stare in un cucchiaino, sanno rendere speciale qualsiasi piatto. Gli chef della nouvelle cousine le proponevano come antipasti in miniatura.
Per una cottura alla coque sono sufficienti tre minuti in ebollizione, mentre dopo cinque si ottiene un nuovo sodo.
L’aggiunta di accesso all’acqua di cottura facilita l’operazione di sgusciatura. Le uova di quaglia beneficiano di una rete di distribuzione in grado di garantire loro una freschezza superiore alle uova comuni, rispetto alle quali sono più ricche di proteine, ma anche di colesterolo.
L’ouvo di quaglia ha lo stesso sapore di un uovo di gallina allevate a terra. La qualità, l’intensità e la complessità del gusto dipendono dalla dieta del volatile.